Sempre in anticipo…

Passeggio per Aoyama aspettando di entrare in classe. Il vento spazza via residui di acqua, il cielo tra due tifoni continua a sembrarmi carico. È di un azzurro prepotente. Come me.Centralino, una delle dipendenti mi risponde con la sua voce carezzevole e volutamente infantile. Avanza come un cerbiatto sui tacchi alti, i capelli le danzano sul viso. Che bella, mi sorprendo sempre a pensare. Non il suo viso, non particolarmente, sono il portamento e le sue movenze misurate e ammiccanti che mi catturano ogni volta. In un’altra vita sarebbe stata una perfetta cortigiana. E chissà, magari come molte ragazze di buona famiglia, oltre a versare il tè dalla macchinetta e porgerlo graziosamente ai suoi colleghi sa suonare il piano…o il koto. Sì, è un tipo da koto. 
Classe vuota. Apro i libri. Aspetto… 

Elisabeth – Takarazuka (aridaje!) Seconda parte – e molto altro…

Riprendo in mano l’articolo lasciato in sospeso…e vi racconto il resto!

17 ottobre- il posto è sempre quello, il teatro Takarazuka a Yurakucho.

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Questa volta abbiamo trovato i posti per lo spettacolo pomeridiano, decisamente più lontani dal palco. Noleggio il binocolino per ogni evenienza e ci prepariamo a goderci la rappresentazione. La distanza non mi dispiace poi troppo perché anche vedere l’insieme globale della scena vale la pena!
Stavolta tutti fanno foto del palco a manetta quindi anche io immortalo timidamente il sipario con la manina tremante.

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Si apre il sipario. Brividoni per la scena iniziale che, come sapete, mi piace troppo. Questa volta conosco così bene il musical da sapere esattamente quando puntare il binocolo per fermarmi sulle espressioni clou, sulle scene chiave e noto con terrore che molti dei commentu maniacali delle babbione a fianco (stile: “hanno spostato il letto di Elisabeth!”) li avevo già fatti nella mia testa, insomma, contagiata a vita, ce l’ho tutto in testa, nei minimi dettagli.

La storia e le battute sono ovviamente identiche a quelle che vi ho raccontato nel post precedente, quindi saltando questa parte mi rimane parlare dell’interpretazione, che è stata buona anche se non eccelsa. Essendo la prima prova di Rio Asumi come Top star della Hanagumi, il suo Tod era troppo “aggraziato”, “femminile”…ma soprattutto non aveva la bazza, che per me è diventata il requisito fondamentale di ogni Tod che si rispetti! Un po’ me lo aspettavo, perché dalle performance precedenti avevo notato la tendenza dell’attrice a puntare sulla bellezza e la grazia della rappresentazione come segno distintivo : basta guardare la foto per capire che male non fa, è una donna splendida!
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Anche la performance vocale non è stata all’altezza della coppia del 2007, soprattutto perché eguagliare o superare Mizu Natsuki (eccellente cantante, ballerina e performer) non è pensabile. Le attrici qui facevano una cosa alla volta: la Asumi concentrandosi nel canto spesso perdeva il pathos e quel pizzico di drammaticità estrema alla quale mi sono abituata, la musumeyaku invece, Hana Ranno, pur recitando molto bene non ha cantato in maniera eccezionale, soprattutto nel pezzo centrale “watashi dake ni” ha faticato parecchio sulle note più alte (oh, poi io faccio la splendida ma dobbiamo tener conto che queste, per un mese e mezzo, cantano tutti i santi giorni e a volte per due spettacoli al giorno, mica pizza e fichi…).

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Un personaggio minore, ma affascinante, è Madeleine, la prostituta-ballerina, mi piace tanto il suo costume e il suo balletto sulle punte…l’attrice che la interpretava però sembrava un trans e ci son rimasta male 😦 .  La più brava è stata, a mio parere, l’attrice che ha interpretato Lucheni; il personaggio è strepitoso a prescindere!  Belli anche i costumi, la cosa interessante del Takarazuka è che variano sempre un po’ da una rappresentazione all’altra, secondo il gusto delle Top star, questa volta vertevano più sul viola.

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Dopo lo spettacolo, inaspettatamente Toru mi chiede se volessi fare la nerdata suprema: l’attesa dell’uscita delle top star!

Vi avevo già raccontato che, finita la rappresentazione, le carampane si fiondano fuori dal teatro brandendo le loro buste piene di soldi e i pacchetti di regali costosi (si parla anche di gioielli e di foulard di Hermes…), mettendosi in fila in una scala gerarchica alla Lion King incomprensibile e aspettando il loro turno per porgere i loro omaggi alla star, che si ferma solo per raccoglierli senza dire una parola, per poi salire su un macchinone e sparire alla vista delle fans adoranti.

Di solito ci vuole un’oretta perché la star sia pronta per uscire, dunque ci siamo fatti un giretto nel centro commerciale di fronte al teatro, nel quale erano esposti anche due abiti da Versailles no Bara, Fersen hen.

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Quando usciamo dal centro commerciale si è già creata una bella fila, dopo qualche minuto di attesa, da debita distanza per non incappare nelle ire delle carampane, vediamo uscire Rio Asumi, quella col sobrissimo completo bianco e nero. Da lontano sembrerebbe una di quelle femminelle idol tipo Johnny’s.

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Fantasticando su quanto avesse racimolato in quel breve scambio di saluti, ci incamminiamo verso la stazione e prendiamo il treno che ci riporta a casuccia.

Questo spettacolo in particolare mi rimarrà nel cuore per una serie di motivi: sarà l’ultimo Takarazuka per qualche anno, ma è stato il primo che ho visto con la mia bambina nella pancia! Avevo scoperto da poco di essere incinta e questo ultimo regalo che mi sono fatta è già diventato un ricordo prezioso.

Devo a questo grande cambiamento nelle nostre vite la mia lunga assenza sul blog- sui social in generale, ho passato mesi a cercare di capire come far fronte a questo uragano di emozioni e di novità (e i primi tre a vomitare come se non ci fosse un domani), tra scaramanzie, preoccupazioni, visite mediche e tutto quello che una gravidanza comporta. Se avessi continuato a scrivere sarebbe diventato un blog monotematico, perché in questi nove mesi non ho pensato ad altro, non c’è stato niente altro che fosse più importante e probabilmente sarà così per lungo tempo.

Adesso sono finalmente a riposo, ho finito di lavorare la settimana scorsa (alla fine della 36esima settimana, da kamikaze…) e mi preparo al grande incontro lottando contro il tempo. Di aneddoti tragicomici sull’ infinita fortuna di essere incinta a Tokyo ne ho a palate, arriverà il tempo anche per quelli 🙂

A presto!

Elisabeth – Takarazuka (aridaje!) Prima parte

踊るなら 選んだ相手と
踊りたい時に 好きな音楽で
踊るなら この世終わるその時でも
ただひとり愛する人と
踊るなら すべてがこの私が選ぶ

Quando danzerò, sarà con colui che ho scelto

Al tempo e alla musica che mi aggrada.

Quando danzerò, anche se questo mondo starà per finire

Sarà con l’unico che amo.

Quando danzerò, sarò io a scegliere ogni cosa.

Quando sento la parola Elisabeth, penso a una persona sola: a Elisabetta Prima d’Inghilterra, uno dei personaggi storici che più adoro. Ma quella è Elizabeth con la zeta.
C’è un’altra regina, anzi, un’imperatrice che porta questo nome, ma noi la conosciamo meglio come Sissi.

Sissi, stretta nel suo inoffensivo diminutivo, è amata e conosciuta in tutto il mondo soprattutto grazie alla mitica serie di film e all’incantevole volto di Romy Schneider (anche lei trascinata da un destino crudele, e molto più di un’attricetta da film storici stucchevoli)

Intendiamoci, questi “stucchevoli film” sono stati protagonisti delle mie infinite estati da bambina, insieme a Via col Vento, i vari filmoni anni ’80 che non sto nemmeno a nominare sennò mi partono altre scimmie, i musical interminabili. Per quanto gradevole, questa serie cinematografica ci ha proposto una deliziosa principessa innamoratissima di un bonario Franz, un po’ troppo attaccato alla sua “Maman”, ma comunque un buon diavolo.

La storia ci insegna invece che Cecco Beppe non era proprio uno stinco di santo, che la piccola imperatrice non era così delicata e caritatevole, e che l’amore dei due non è stato (non fino alla fine) così idilliaco. La storia poi non ci nasconde la tragedia di Rodolfo, l’erede al trono. Una famiglia in cui il suicidio o comunque le morti misteriose non sono poche: quella di Ludovico, il cugino prediletto dell’imperatrice, annegato in un lago in circostanze mai chiarite, l’unico che capiva l’animo fragile ma indipendente di Sissi. Nei suoi diari poetici, Sissi lo paragonava ad un aquila, mentre lei stessa si identificava in un gabbiano. Poi c’è la piccola Sofia, primogenita di Sissi, che muore durante il viaggio “diplomatico” della coppia imperiale in Ungheria a soli due anni. Le conseguenze psicologiche su Elisabetta sono devastanti: malattie psichiche, anoressia e una depressione che non la abbandonò mai si impossessano di lei. E appunto Rodolfo, colui che doveva garantire la continuità della dinastia, costretto dal padre ad un matrimonio senza amore, castrato nei suoi ideali politici, che decise di porre fine alla sua vita e a quella della sua amante con un colpo di pistola alla tempia.

La morte aleggia sugli Asburgo, ed è proprio la morte a diventare protagonista di un geniale musical austriaco del 1992, replicato ogni volta con enorme successo.

Io non lo conoscevo, l’ho visto recentemente su Youtube (sottotitolato in inglese fortunatamente), ma ovviamente ne conoscevo la versione del Takarazuka, che riprende fedelmente le musiche strepitose dell’originale austriaco e lo rielabora con la sensibilità giapponese.

La prima messa in scena di Elisabeth nel Takarazuka è del 1996 e finora lo spettacolo è stato portato sulle scene 8 volte da tutte e cinque le troupe, col titolo エリザベート-愛と死の輪舞 (Erizabeeto, ai to shi no rondo, Elisabeth, rondò di amore e morte. Notare come la pronuncia del nome dell’imperatrice sia stata modificata in modo da essere più semplice per i giapponesi, con l’accento che cade sulla “e” invece che sulla “i”).

Vi dicevo che è la morte ad essere protagonista del musical. Sì, proprio Der Tod (トート閣下 Sua Eccellenza la Morte), l’angelo nero che ruba la vita dei mortali con un bacio. La morte si innamora di una donna…ma può una donna innamorarsi della Morte?

Questo è il link alla versione completa del 2007, con Mizu Natsuki nei panni di Der Tod, la mia preferita (ovviamente sono folle e me le sono sparate tutte, questa in particolare l’ho vista più e più volte). Non vi dico di sorbirvi il pippone di due ore e mezzo in giapponese con sottotitoli in cinese(ok, sì, ve lo sto dicendo…), ma se volete dare un’occhiata alle scene più pregnanti che vi segnalerò, saranno facili da capire conoscendo la trama…

Primo atto

La scena si apre con l’anarchico Luigi Lucheni (pronunciato “Luchini” in giapponese, ma questo è un calco della versione austriaca), narratore della storia, processato per aver accoltellato l’Imperatrice. L’italiano sostiene di averlo fatto per far sì che si realizzasse “un grande amore” (detto così in italiano!), quello della Morte per Sissi. E, in una delle scene dal maggior impatto visivo, chiama a testimone dal regno degli inferi coloro che hanno vissuto con Elisabetta: Franz, la suocera Sophie, Rudolf, i ministri. Tutti danzano macabramente al ritmo di Tod, guidati nel ballo dai suoi angeli neri. Le anime dannate raccontano la vita della piccola Sissi, che mal si adatta all’educazione rigida e che sogna di partire all’avventura con l’amato padre Max. Durante una riunione di famiglia, in cui sua madre rivela che la sorella maggiore Helene è stata promessa in sposa al principe Franz, Sissi cade da una fune su cui era salita e rimane sospesa tra la vita e la morte. Avviene così l’incontro tra lei e Tod (min 11:40 ), che si innamora perdutamente della ragazzina e le risparmia la vita. Sissi quindi, ristabilitasi, accompagna la famiglia alla reggia ove avverrà l’incontro tra i promessi sposi; ma le cose non vanno come previsto, Franz si innamora di Sissi nello sconcerto generale e sarà lei a divenire la consorte imperiale. Un duro colpo per Tod che decide, molto democraticamente, di cancellare dalla faccia della terra l’intera dinastia degli Asburgo, così, in amicizia.

Durante il ricevimento di nozze irrompe nella sala da ballo furioso (min 33:30) e la minaccia: “l’ultimo ballo sarà il mio, il tuo destino è di ballare con me“.

Dal primo giorno alla reggia Elisabeth viene messa sotto torchio dalla stronzissima suocera Sophie, che le proibisce ogni svago e le leva persino le due figlie. Il marito è un gran bamboccione e la lascia fare, fino a che Sissi non si rende conto di avere un asso nella manica: la sua bellezza. Si dedica esclusivamente alla cura del corpo, sottoponendosi ad una dieta rigidissima, a sfiancante esercizio fisico e a creme e cure di ogni sorta. Nei suoi momenti di sconforto ciccia sempre fuori Tod, che le propone simpaticamente di suicidarsi. Ma Elisabeth lo rifiuta e lo scaccia in malo modo, affermando che la sua vita appartiene solo a lei (min 43:30).

Nei caffé di Vienna, tra una pigra chiacchiera e l’altra, viene data la notizia della nascita di Rudolf, ma c’è chi auspica una rivoluzione.

Sissi si nega al marito e gli mette per iscritto un ultimatum: o io o la suocera. Rifiuta per l’ennesima volta Tod, che si incazza di brutto (min 62:38), e come rappresaglia aizza ancora di più il popolo rivelando che il latte sottratto alla bocca dei bambini e degli infermi viene utilizzato per i bagni di bellezza dell’imperatrice. Gli imperatori partono poi alla volta dell’Ungheria (paese amato profondamente dall’Imperatrice), dove Sissi conquista il cuore del popolo e apre la strada per la sua annessione all’Impero.

Franz ormai ce l’ha che ci potrebbe schiacciare le noci, prega Sissi di ritornare da lui accettando tutte le sue condizioni (questa scena è molto bella, con una riproduzione dell’abito dell’imperatrice che fa sognare tutte noi fanciulle *__*) (min 71:10), Tod capisce che la situazione e Sissi gli stanno sfuggendo di mano. Finisce il primo atto.

Secondo atto

Lucheni racconta la follia di Sissi, ossessionata dalla sua bellezza; l’imperatrice ha ordinato di cercare in giro per il regno le donne più belle e di fotografarle, per mettersi a confronto con loro.

Franz e Elisabeth vengono incoronati sovrani d’Ungheria, l’oscuro ministro che officia la cerimonia è proprio Tod (min 77:50). Qui parte il duetto più bello dello spettacolo (私が踊る時, “Quando danzo“- in tedesco Wenn Ich Tanzen Will , da cui ho tratto le frasi iniziali del post). Snobbato ancora una volta, Tod decide di ammaliare il piccolo Rudolf, lasciato a se stesso dai genitori, diventandone amico.

Sophie intanto escogita un piano con i suoi ministri per allontanare Franz da Sissi. Introducono nella reggia un vero e proprio spettacolo di Burlesque e fanno in modo che la bella prostituta Magdalene seduca il bamboccione (min 88:39).

Sissi ha un mancamento in palestra. Viene chiamato il medico, Tod sotto mentite spoglie, che le mostra la prova fotografica del tradimento del marito. L’imperatrice subisce un duro colpo ma rifiuta nuovamente di togliersi la vita e seguire Tod nell’Oltretomba. Inizia le sue peregrinazioni di paese in paese e non torna in Austria nemmeno quando schiatta la suocera. Durante la visita ad un ospedale psichiatrico si identifica con una paziente che crede di essere l’imperatrice, in bilico sulla follia.

Rudolf è ormai un uomo ed è in perenne lotta col padre. Viene convinto da Tod a tentare una rivoluzione. Le ombre si estendono sulla famiglia imperiale (min 104:55). Sventato il colpo di stato, il padre riprende duramente Rudolf; egli cerca conforto e aiuto dalla madre, che ormai troppo indurita glieli nega. Rudolf si toglie dunque la vita sparandosi alla tempia e accasciandosi tra le braccia della Morte. In questa versione è interpretato da Ouki Kaname, l’Oscar dello spettacolo di Luglio. Nel 2007 non era ancora una top star.

Sissi, disperata davanti alla bara del figlio, prega Tod di portarla con sé, ma questa volta è lui a rifiutarla, perché quello che vede negli occhi della donna non è amore ma disperazione.

Sissi riprende i suoi viaggi, allontanandosi sempre di più dal marito che non ama più. E’ durante uno di questi viaggi, mentre si appresta a prendere la nave che sta salpando sul lago di Ginevra, viene colpita al petto dalla lima di Lucheni, consegnatagli proprio da Tod(130:57).

Finalmente Elisabeth corre incontro a Tod, che la porta con sé non agli Inferi ma in Paradiso.

Allo spettacolo segue poi, come di consueto, la line dance e la parte di rivista.

continua… ^__*

Ultimi istanti d’estate….a metà ottobre :)

Ho iniziato a scrivere questo post il giorno dopo Ferragosto, dopo di che è successo di tutto e di più…vediamo di tirarne le fila.

2014/08/16

Quest’anno non siamo potuti tornare in Italia, così abbiamo deciso di non prendere le ferie nel periodo di Ferragosto, o meglio, di Obon. Le scuole sono chiuse o io mi sono chiusa alle scuole, ma ho avuto un sacco da lavorare privatamente: incredibile come tanta gente sia rimasta in città, con questo caldo. Il nuovo lavoro di Toru ha dato un altro ritmo alle nostre giornate, questo però non ci ha impedito di crearci qualche momento di serenità-e serenità per me significa mare. Due riposi miracolosamente consecutivi ci hanno permesso di passare (ben!) una notte fuori. Abbiamo deciso di non allontanarci troppo, per non renderci nuovamente schiavi di treni o code autostradali, così siamo andati ad Enoshima, ad un’oretta da qui. Ormai la zona la conosciamo bene (tanto da aver pensato più volte di trasferirci lì), così nemmeno il disperato tentativo di fare turismo ci ha tentati. Solo spiaggia, buon cibo, ma soprattutto il rumore delle onde la sera, il suono che mi riporta a casa.

“Guarda, laggiù,illuminata c’è Atami, la Montecarlo del Kanto…quindi qui è un po’ come stare a casa!” mi ha detto Toru. Un po’, sì…

Una tartaruga è venuta a farci visita, mi piace la zampetta alzata 🙂

Io sulla spiaggia 😛

Ottima pizzetta con i gianchetti (bianchetti)…piccola, ma ottima!

L’Obon non è Obon se non si è ad Akita dai suoceri…anche quest’anno però non li abbiamo potuti incontrare, non abbiamo acceso il mukaebi, il fuoco che riconduce a casa i nostri cari. Però abbiamo messo lo Yukata e abbiamo fatto i fuochi artificiali e abbiamo mangiato cucina casalinga  e raffinati dolcetti con le nostre amiche di Fuchu…la pioggia non ci ha fermati!

Oggi poi, abbiamo un ospite a casa 🙂 Un passerotto ferito è finito sul nostro terrazzo, non vola perché la ferita è proprio accanto all’ala, sulla “spalla”; non è più un pulcino, ma non è ancora “adulto”. Sarà caduto dal grande albero nel cortile dell’asilo accanto al nostro palazzo. Poverino, piange disperato!

Toru, siccome l’ha visto pigolante e sfigato, l’ha chiamato prontamente Andrè.  Speriamo che possa guarire e riposarsi qui per riprendere il volo al più presto.

2014/08/18

♡♥︎♡♥︎Ieri Summer Sonic e Queen!!!!♡♥︎♡♥︎

Vi avevo, penso, già raccontato un po’ di che gran casino (ed essenzialmente, gran spreco di soldi) che è il Summer Sonic. Quest’anno però non potevo perdermi l’unica data tokyota dei Queen (insomma, di quello che ne è rimasto), così ho rischiato l’insolazione e mi sono fatta una giornata all’aperto con più di 35 gradi e nemmeno una nuvola in cielo! Veramente, fino alle 4 ci siamo abbarbonati in spiaggia perché, diciamocelo, gli altri gruppi facevano veramente pietà, poi alle 4 e mezza siamo entrati nell’Arena (mai nome fu più adatto) per Richie Sambora con una squinzia bionda che cantava praticamente le canzoni dei Bon Jovi perché le sue non le conosceva nessuno. A seguire, l’imperdibile live di Avril Lavigne.  E si scatena l’inferno. Tutti a pogare come matti sulla canzone di Hello Kitty. Dio santo mi sanguinano ancora le orecchie.

Ma che dico, si può andare fuori di testa e spingere come pazzi per le canzoni di ‘sta tizia??Un paio di volte mi han lanciata tre file davanti che sembrava di essere in un flipperdelimortaccivostri!!!

Finalmente, alle 8, il momento magggico che io, Toru e le carampane ninja che nel frattempo si sono materializzate (sì, i fan dei Queen sono carampane, pure gli uomini, sono le mitiche sopravvissute del live al Budokan ’75) stavamo aspettando!

La magia e la commozione durano tipo 10 secondi perché i coglioncelli nati ieri e ubriachi per due birrette bevute sotto il sole cominciano a spingere e le prime due canzoni le passo come le passerei alla festa di San Firmino. Poi finalmente si placano e riusciamo a goderci, più o meno il concerto (io meno perché non vedevo una beata cippa…). Però, quanto ne è valsa la pena…per quell’omino lì, quel canuto vecchietto avido di danari che però suona da Dio e spacca sempre e comunque…quell’omino lì che sarà sempre il mio mito *__*

(io sono sepolta lì sotto, con le ultime forze ho fatto “click”).

Giovannirefasullod’Inghilterra  lì accanto, per chi non lo conosce, è Adam Lambert, un cantante sicuramente dotato di una bella voce ma che ti farebbe venire voglia di scuoiarlo,  così, in amicizia…

Siamo tornati alle 11, affamati e con le gambe a pezzi ma troppo felici, per me è stato veramente bello il nostro primo concerto dei Queen insieme, Toru non c’era mai stato (—e vediamo se avrà ancora il coraggio di ascoltare certa rumenta del periodo Pre Alessia, un’epoca storica priva di interesse e di stimoli culturali 😛 ).

Però basta, i live nel parterre mai più, non ho l’età. Ormai culone sulle poltrone del Takarazuka theater e via…

News del passerottino: ci sveglia all’alba e piange fino al tramonto. Si sente gallo inside. Ca*a come uno struzzo. Non vuole i semini, non vuole gli orridi insetti che la mamma gli porta sul terrazzo, vuole la frutta. E frutta sia!

2014/08/20

Il passerottino questa mattina ha spiccato il volo, poco dopo l’alba.

Non sono stato io!!

Non ho visto il momento della sua partenza, ma sono molto felice, me lo avevano dato tutti per spacciato. E invece no, adesso vola libero ;___;

Posso passare alla pulizia del terrazzo :O

2014/09/07

Altro post Ladyoscaroso, beccatevelo tutto!

Allora, prima di tutto dopo tipo 40 anni è uscito l’11 volume del fumetto!!! Machebbello è? Ma che pianti mi sono fatta??

Per chi non lo sapesse (vergogna!) è composto dalle brevi storie incentrate già pubblicate l’anno scorso su Margaret, ognuna vertente su un personaggio della storia (André, Fersen, Girodelle, Alain).  Il 20 ottobre, sempre su Margaret, uscirà in due parti un altro mega-episodio su Girodelle (aridaje con ‘sto Girodelle!)

Eppoi eppoi….

5 settembre, giornata mi-ti-ca. Giornata Takarazuka che sono diventata una babbiona babbionissima e pure nerd!!!!!!!!

Ma andiamo per ordine!

In quel dell’Isetan di Shinjuku, chiccosissimo grande magazzino equivalente al luna park per le nostre ormai celebri casalinghe disperate, un marchio di Tokyo ha stretto una collaborazione con Riyoko Ikeda e ha creato una collezione su Lady Oscar. Incredibile ma vero, ne ero all’oscuro. Toru, adorabile marito, mi torna a casa con un foulard meraviglioso, questo!

E in più, mi porge un bigliettino: “Guarda, mi hanno dato questo, una ex attrice di Takarazuka sarà invitata ad un piccolo talk show nel negozio. Mizu Natsuki, la conosci?”

La conosci???????

Mizu Natsuki è la mia Takarasienne preferita di tutti i tempi! Un biglietto in prima fila per vederla! Quanto mi son sentita nerd!!!!

Piccolo problema: il 5 settembre sarei dovuta andare, nel tardo pomeriggio, dall’altra parte di Tokyo per assistere al mio secondo spettacolo di Takarazuka, questa volta da sola: Versailles no Bara, Fersen & Marie Antoinette hen (che potete capire da soli di che parla!).

L’altro ieri dunque è stata la giornata più takarazosa della mia vita.

Il talk è stato onestamente una palla infinita, ma io ero totalmente affascinata dalla bazza di Mizu Natsuki, mai vista una così. Incredibile come sul palco si trasformasse…

(foto di cortesia dal sito, ovviamente niente foto, niente domande, respirare 10 volte massimo in un minuto. Io sono quel ciuffo di capelli in prima fila all’estrema sinistra!)

Dopo il talk abbiamo ricevuto un autografo prefirmato da Mizu (o dal suo manager? Boh!!), da ricevere dicendo solo “grazie” ed evitando qualsiasi contatto fisico. In effetti, guardandomi intorno, l’audience era un po’ inquietante, avrebbe fatto schifo pure a me toccare quelle maniache!!

Ricevuta umilmente la preziosa reliquia, mi sono precipitata a Fuchu a vedere lo spettacolo

Purtroppo la differenza con il teatro di Yurakucho, quello vero, era abissale!! Lo spettacolo è stato molto bello anche se purtroppo la musica non era dal vivo, ma registrata. Questo ha influito sul costo del biglietto, mooolto più economico del primo. Nel complesso però mi sono divertita molto.

I protagonisti, sempre della Cosmos troupe, erano l’attrice che faceva Rosalie e quella che faceva Girodelle nello spettacolo che abbiamo visto a luglio. Bravissime nella parte di Maria Antonietta e Fersen.

Durante l’intervallo sono spuntati i banchetti con i gadget, non vi dico la ressa. Menomale che il Takarazuka sarebbe dovuto essere un passatempo tranquillo…

Ho ricucito alcuni pezzi scritti qua e la. Dopo il Takarazuka sono dovuta partire urgentemente (e da sola) per l’Italia per problemi di salute della nonna…gran botta economica ma soprattutto emotiva. Un’altalena di sensazioni bruttissime e bellissime, contrasti tra la fredda sala di rianimazione e certi tramonti belli da spezzarti il cuore.

Dopo solo sei giorni, ero di nuovo a Tokyo, l’autunno era già arrivato e mi aveva portato la solita scarica di lavoro tra capo e collo, nella mia più totale confusione…ma ce la possiamo fare!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Problemi di stalking in Giappone

Questo post parte da una mia esperienza personale, purtroppo non ancora conclusa, e vorrebbe dare qualche informazione a chi si trovasse alle prese con uno stalker, da sola e in difficoltà, in Giappone. Finora non ho trovato altri post in italiano su questo specifico argomento, solo qualcosa in inglese sul Japan Times (e sappiamo bene dove vanno a finire le discussioni su quel sito…), altrimenti non avrei voluto parlarne sul blog, non lo faccio volentieri. Insomma, spero che serva a qualcuno, anche a chi non ha interesse per il mio strambo mondo. Per questo eviterò i soliti cazzeggi e scriverò le cose nel modo più schematico e informativo possibile.

Ai miei “piccoli fanzzzz”: i vaneggiamenti a cui siete abituai torneranno dal prossimo post, non state tanto in pensiero per me 😉

==Breve excursus:==

Cinque anni e mezzo or sono, da poco arrivata in Giappone, avevo fatto alcune lezioni private con un “ragazzo” giapponese (ragazzo, oddio…di quelle persone che potrebbero avere trenta come quarantacinque anni…boh!). Questa persona ha mostrato subito segni di squilibrio, piccoli tic nervosi, evidenti disturbi dell’attenzione e un modo di fare che mi metteva a disagio (piccoli regali, profilo da otaku mezzo hikikomori, telefonate senza particolare necessità). Così, non sentendomela di continuare a fare lezioni con lui, ho liquidato gentilmente la persona senza arrivare nemmeno agli articoli.

Passano parecchi anni, io mi dimentico di questa persona fino alla metà di agosto, quando mi arriva un’email inquietante che recitava: “Congratulazioni per il Suo matrimonio e per la nascita di Suo figlio” (n.b.: tutte le email del balordo sono in giapponese, non in italiano). Non ricollego l’indirizzo email alla persona, non ci faccio caso più di tanto. Dopo dieci minuti mi arriva un’altra email: “Grazie per avermi insegnato l’italiano, anche se per poco tempo”. Firmato. Con numero di telefono.

Mi ritorna in mente (cit.) , decido di ignorare il messaggio.

Dopo qualche giorno mi arriva un’altra email in cui il personaggio mi chiedeva altre lezioni di italiano, la stessa email mi viene mandata 5 o 6 volte. Alla fine rispondo, declinando nel modo più cortesemente possibile e adducendo come scusa il troppo impegno al lavoro.

“Non vuoi insegnare a me perché non accetti studenti uomini?”

“Dimmi per favore i tuoi giorni e orari disponibili”

Rispondo ancora, per l’ultima volta, questa volta in modo più fermo, dicendo che questi messaggi mi disturbavano e che non volevo più essere contattata.

E’ l’inizio di un vero e proprio bombardamento di messaggi, tutti in piena notte, dall’una alle quattro.

“Vuoi abbandonarmi ancora?”

“Perché mi hai buttato via? Non sai quanto sono stato male tutto questo tempo che non ci siamo visti”

“Non ti perdonerò mai di avermi abbandonato”

“Rispondimi!” Firma. Numero di telefono.

“Se non vuoi fare lezione con me, allora lavora a XXX(nome della scuola in cui lavoro) fino allo sfinimento!”

“Tanto so che a XXX lavori solo il sabato e la domenica”

“Se non mi vuoi più incontrare, allora ti cercherò io”

Questi messaggi mi vengono mandati più volte, quasi intasandomi la casella di posta. L’ultimo di questi, una (poco) velata minaccia, mi ha spinta a rivolgermi alla polizia.

== ==

Che cosa ho fatto:

1) Il mio primo passo è stato contattare la scuola, che molto incoscientemente e, soprattutto, senza il mio consenso aveva scritto i miei orari di lezione (così come quelli dei colleghi) sulla HP.  Ho spiegato la situazione e hanno provveduto immediatamente a cancellare non solo le informazioni sui miei orari, ma anche il mio profilo. Purtroppo il balordo aveva già attinto al sito, era troppo tardi, ma ho preferito così. Ho fornito nome, cognome, numero di telefono, email e addirittura una sua foto (perché le richieste mi erano arrivate anche su Facebook, con una sua inquietante foto del profilo!) alle segretarie.

Consiglio: Se siete insegnanti (molte delle ragazze straniere stalkerate qui in Giappone lo sono), rifiutatevi di far pubblicare i vostri orari su internet alla mercè di chiunque. Siccome nessuno vi farà mai firmare un consenso scritto, controllate bene voi che i vostri diritti siano rispettati (nel mio caso la HP era stata rinnovata da poco e non avevo fatto caso alla sezione che abbinava il nome del docente alla classe, avevo solo visto il solito profilo personale che può essere considerato la prassi di ogni scuola).

2) Con mio marito, mi sono recata al Koban (il gabbiotto della polizia locale) più vicino a casa. Appena hanno visto la foto del tizio, hanno detto: “Questo non è mica normale, guarda che faccia! Kimochi warui (faschifoallaminchia)! Dovete andare alla centrale perché noi, oltre a tenere gli occhi aperti, non possiamo fare niente.”.

Consiglio: Anche se non possono aiutarvi, gli agenti del koban è meglio che siano informati, un paio di volte ho visto una volante passare vicino a casa, penso che me l’abbiano mandata loro.

3) Siamo subito andati alla centrale di polizia che dista meno di 15 minuti a piedi da casa nostra. Siamo stati accolti dal responsabile per l’harassment nella sezione sicurezza 生活安全課 seikatsuanzenka (a volte potete trovarlo scritto così 生活安全部 seikatsuanzenbu) della centrale. Dopo le solite spiegazioni, mi è stato chiesto se volessi fare contattare lo squilibrato dalla polizia e mi è stata fatta firmare la mia autorizzazione. Poi mi sono stati consegnati due fogli fitti fitti di ideogrammi che altro non erano se non una sorta di test psichiatrico. Forse non avevano capito che la pazza non ero io, comunque l’ho compilato anche grazie a mio marito, perché ero molto scossa. Mi hanno chiesto di confermare che non avevo bisogno di supporto psicologico o di un gruppo di ascolto (sì, tutti a stringerci la manina come gli alcolisti anonimi…). Poi hanno fotografato ogni messaggio ricevuto dallo stalker (avevo portato il mio telefonino, si potrebbero anche stampare) e mi hanno fotografata a figura intera e in primo piano.

Due cose del colloquio mi avevano lasciata perplessa: il responsabile aveva detto che avrebbero contattato lo stalker dalla centrale stessa (rischiando di dare un’idea abbastanza precisa della zona in cui abito) e inoltre, congedandoci, aveva aggiunto: “Gli episodi di stalking finiscono spesso in omicidio. Ki wo tsukete kudasai (statt’accuort’).”Ottimo modo di tranquillizzarmi!

Consiglio: Non andate nelle centrali di polizia di zone residenziali, andate in centro e lontano da casa vostra, dove forse potete sperare che qualcuno parli un po’ di inglese e magari se ne intenda un minimo di cyberstalking. La persona con cui ho parlato io non conosceva nemmeno i rudimenti della posta elettronica. Fatevi accompagnare da un giapponese, è meglio.

4) Il giorno seguente la polizia mi chiama, dicendomi che mi avrebbero avvertita dopo aver contattato lo stalker, perché talvolta gli ammonimenti della polizia invece di calmare rendono ancora più aggressivi certi soggetti. Ma lo avrebbero contattato solo dopo aver ottenuto la conferma dei dati di questa persona dalla sua compagnia telefonica, perché per la privacy non potevano telefonare ad un cellulare non identificato. Ok, c’è da farsi il segno della croce e via…

Ovviamente le email continuano ad arrivare giornalmente: “Devi tornartene in Italia”, “Mi dai sui nervi”, e un mix di concetti precedenti copiati e incollati allo sfinimento (mio).

5) Dopo dieci giorni che non avevo notizie dalla polizia ho preso io il telefono e ho chiamato. Non potevo credere alle mie orecchie: la persona piuttosto cortese con cui avevo parlato di persona mi ha liquidata suggerendomi di evitare di andare al lavoro (perché,ripeto, non mi sento minimamente in pericolo al di fuori della zona intorno alla scuola) o, addirittura, di andarmene un periodo in Italia come suggeriva il pazzo, o di chiamarlo io direttamente. L’attesa della risposta da parte della compagnia telefonica avrebbe preso dalle 2  alle 3 settimane.  Io, rinunciare alla mia vita qui perché la polizia ha dei tempi assurdi?? Andiamo bene…

Consiglio: Mai contattare uno stalker. Io ho sbagliato a contattarlo sin dall’inizio, ma mai e poi mai telefonare o farlo minacciare dal marito/fidanzato. Non potete prevedere le reazioni dei malati mentali.

6) Su suggerimento di mio padre (poliziotto in pensione), contatto l’Ambasciata per informarla dell’accaduto e vedere se potessero accelerare questa assurda procedura. Un gentilissimo centralinista mi passa gli uffici consolari. Come temevo, la persona con cui ho parlato mi ha detto che non avrebbero potuto fare niente, offrendomi però supporto psicologico (ma sapete dove ve lo dovete mettere il supporto psicologico!?Tutti con sta’ storia!).

Consiglio: Anche se l’Ambasciata non può fare nulla, secondo me è meglio mettere al corrente più persone possibili del nostro problema. Se più donne chiamassero, anche le Ambasciate si organizzerebbero meglio, creerebbero gruppi informativi o cercherebbero di fornire un supporto più concreto a chi ha questo problema…

7)Ho iniziato a vagliare i metodi di autodifesa. Vi parlerò dei più comuni, dividendoli in legali e illegali.

legali:

Ovunque, perfino al 100 yen shop, vendono dei buzzer, degli allarmi anti maniaco che tutti i bambini portano appeso alla cartella. Basta tirare la cordicella e si scatena l’inferno acustico.

illegali:

Come in Italia, anche in Giappone lo spray al peperoncino 唐辛子スプレーtougarashi supuree e il taser スタンガン stangan sono illegali ma venduti tranquillamente su amazon. Sta a voi valutare i rischi di una possibile denuncia contro il rischio che qualcuno vi possa fare male. Addirittura vendono dei taser che sembrano gli apparecchi di bellezza che usano le giapponesi per sbiancarsi/smacchiarsi la faccia, dunque poco identificabili come taser (dimmi te se ci si deve ridurre ad andare in giro con lo scettro di Sailor Moon, porca di quella miseria….).

8) Ieri mi arriva la telefonata dalla polizia, finalmente hanno avuto la conferma che non sono scema e che il numero corrisponde effettivamente a quella persona. Mi chiedono di tornare in centrale. Oggi mi ripresento, mostro le nuove email arrivate, fanno le solite foto. Fortunatamente la persona con cui parlo non è la stessa della volta precedente e gli chiedo di avere due accorgimenti: non usare il mio cognome da sposata al telefono col balordo ( meno informazioni riceve meglio è); se possibile fare chiamare da un’altra centrale di polizia, non da quella che ho ad un tiro di schioppo da casa. Vedo un barlume negli occhi del poliziotto, sembra avere davanti il Detective Conan- come ha fatto a non pensarci lui?

Fortunatamente esaudisce le mie richieste.

Insomma, sono qui, aspettando che ancora la cosa si risolva. A chi si troverà in questa situazione consiglio di non andare nel panico (io non ho dormito bene per un paio di settimane e ancora adesso non mi sento in forma) o per lo meno di non mostrarlo. Camminate a testa alta e con gli occhi aperti, via l’ipod, tenete a portata di mano il telefonino con batteria sempre carica e i vari strumenti di tortura che vi siete comprate su internet. Soprattutto parlarne, coinvolgere tutti, anche se vi imbarazza. Vi assicuro che a me è costato tanto, soprattutto al lavoro. C’è un collega gentilissimo che si offre di aspettarmi fuori dalla scuola e che dopo la lezione scende con me per fare assieme qualche decina di metri. Mi dispiace molto disturbarlo ma è un grande aiuto morale. Fatevi aiutare.

Nota per chi è capitato sul mio blog cercando informazioni sullo stalking: continuerò ad aggiornarvi su questo post, per raggruppare tutte le informazioni in un solo punto senza che dobbiate passare per le mie cavolate quotidiane. A risentirci!

Materiale "informativo"coi pupazzetti...

Materiale “informativo”coi pupazzetti…

 ****
Aggiornamento del 21 ottobre:

essendo ricominciate le solite email dopo una breve tregua, mi è venuto il sospetto che alla polizia non avessero ancora concluso una cippa e ho chiesto a Toru di telefonare. Come temevo, il fatto che abbia chiesto di contattare il pazzo da una stazione di polizia un po’ più lontana da casa ha fatto partire l’ennesima catena di controlli e autorizzazioni, perchè “di casi come i miei ce ne sono tanti e sono finita in lista d’attesa”.

no comment….

Aggiornamento del 25 ottobre:

La telefonata ha sortito gli effetti sperati: la polizia ha finalmente contattato l’idiota, che ha dovuto ammettere di avermi mandato quelle email, ma che non pensava di disturbarmi ( che paraculo…).
Con questo speriamo di aver messo la parola fine a questa assurda vicenda.

Lottando contro i cetrioli spaziali

Chi si sarà fatto domande sulla mia assenza, si sarà anche dato delle risposte: “Tanto le sarà cascato addosso qualche mega cataclisma giapporadioattivo…”. Appunto, tanto per cambiare sono finita in un pasticcio più grande di me. Scriverò di questa cosa nel prossimo post, perché il post sull’estate appena trascorsa l’ho preso in mano almeno 5 o 6 volte e non mi è riuscito di finirlo, talmente tante le cose che sono successe!

Foto random

Stavo pensando…è un po’ che non apro il vaso di Pandora per riproporvi gli orrori di Setagaya e dintorni… alé, beccatevene un po’ così, senza motivo…

 

…cominciando con la casa di un genio

 

Pane al gusto Pikachu

La casa di Biancaneve e i sette nani . Chapeau.

 

Versailles no Bara – Oscar hen Soragumi 2014

愛故に人は美しい

E’ l’amore che rende belle le persone

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Della storia di Lady Oscar sono state rese parecchie versioni teatrali, che riprendono ognuna un particolare della vicenda o che mettono in luce maggiormente uno dei personaggi. Le tre versioni più popolari e maggiormente replicate sono

Oscar hen

Oscar to André hen

Marie Antoinette to Fersen hen

Poi ci sono i cosiddetti gaiden (spin off):

Fersen hen

Girodel hen

Alain hen

Bernard hen

André hen

L’anno scorso è stato messo in scena Oscar to André hen, che è forse la mia versione preferita in assoluto, con una fantastica interpretazione della Moon Troupe 月組 (e mi mangio ancora le mani per non averla vista dal vivo, ma solo su un losco sito cinese tutta sgranata…). Io ho visto la versione che mette più in luce le vicende di Oscar, che era comunque la prima con cui era doveroso iniziare.

Da brava fanatica, negli anni avevo già visto qua e là qualche spezzone trovato su youtube, ma per prepararmi a questo con grande sgomento di Toru , e sempre grazie ai loschi siti cinesi, mi sono sparata praticamente in un mese scarso tutte le versioni (tranne quella di Girodel che non c’è stato verso di trovare), mi sono imparata tutte le canzoni, così che il 10 luglio ero preparatissima e fomentatissima (Toru merita poi tutto un commento a parte, come sempre* 🙂 )

Pomeriggio del 10 luglio: arriva un tifone.

Imprecazioni in turco, tentativo di sopprimere l’omino del gas che insisteva per irrompere in casa per fare il controllo annuale proprio mentre mi stavo togliendo i bigodini ed ero in mutande, una mezz’ora piena per raggiungere il teatro Tokyo Takarazuka, poco lontano dalla stazione di Yurakucho. Siamo lì un’ora abbondante prima dello spettacolo che comincerà alle 18:30. Fuori piove che Dio la manda.

L’entrata del teatro si presenta normalmente così e così, chilometri di tappeto rosso e candelabri a sproposito,ma ricorrendo quest’anno il centenario del Takarazuka, l’abbiamo trovata così.

Ho fatto poche foto col cellulare, purtroppo non rendono giustizia alla sublime pacchianata (e io adoro le pacchianate ♥︎):

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Le carampane peggio che alla presa della Bastiglia!

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Selfie laterale per non suscitare le ire delle carampane 🙂

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L’unica occasione nella vita di sfoggiare un sobrio abito tempestato di paillettes 😀

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Poster dello spettacolo

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Tramezzini del Takarazuka: se non ho fotografato il contenuto un motivo ci sarà :O

Al”interno del teatro c’è l’immancabile negozio di souvenir in cui -inutile ribadirlo- era vietato fare fotografie e si poteva entrare solo mostrando il biglietto per lo spettacolo; mi dispiace perché vi siete persi la fiera della tamarraggine, gadget veramente pregiuevoli ritraenti le attrici sulla scena e non. Erano proprio gli scatti non strettamente legati al teatro ad andare a ruba, così come le magliette e gli altri segni distintivi che le fan di una star decidono di portare ai loro loschi raduni. Non essendo ancora a quello stadio della malattia, mi sono solo comprata una calamita di André che adesso occhieggia (battutona…) orgoglionamente dal mio frigorifero e mi ricorda che non è vero amore se non ti prendi una scarica di carabina in petto ogni volta che mi procaccio il cibo.

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Nelle mie estenuanti ricerche avevo letto anche riguardo al dress code e al comportamento da tenere in teatro. Il dress code l’ho cannato alla grande perché ci saranno state 5 o 6 persone vestite bene, le altre erano vestite o con l’abitino da funerale giapponese con tanto di perle bianche, o con il solito ciarpame leopardato da mercato rionale. Gli uomini devo dire che avevano avuto la decenza di mettersi almeno una camicia, tranne un pelatone in prima fila che si era messo una polo sdrucita in barba a tutto. Per quanto riguarda il secondo punto, guai ad applaudire quando hai voglia di farlo: si applaude solo quando applaudono le carampane. E BASTA. E si battono le mani massimo 4 volte. Ogni tanto da dietro c’era qualche temerario che si arrischiava a battere le mani a sproposito e il suo entusiasmo cadeva nel vuoto, totalmente ignorato. Noi abbiamo fatto i bravi, anche se in certi punti mi sarei spellata le mani con tanto di fischio alla pecorara, quello con due dita in bocca.

Tornando ai dettagli della rappresentazione, i protagonisti di questa versione di Versailles no bara sono stati interpretati da:

Kaname Ouki (Oscar) top star otokoyaku

Rion Misaki (Rosalie) top star musumeyaku

nei ruoli fissi, e a rotazione:

Tooma Ozuki (André, sulla sinistra) che si è alternata negli altri spettacoli con Manato Asaka (molto bella, e secondo me troppo femminile per interpretare André, ma perfetta per il ruolo di Girodel in cui l’ho vista quella sera, sulla destra)

Nella foto manca Nanami Hiroki (Alain/ Girodel a rotazione).

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Ho pensato un po’ a come fare a spiegarvelo per bene e ci ho provato con la videocronaca dello spettacolo: si apra il sipario!

minuto 1:25 ” Ritratto dell’amore” (愛の肖像)

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Scena d’ammore

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io:

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Morte di André

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io e Toru:

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presa della Bastiglia e morte di Oscar:

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noi:

noi:

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Tra i momenti che mi sono piaciuti di più in assoluto c’è stato quello del ” Ritratto dell’amore”, le volte in cui le attrici si avvicinavano alle prime file, e anche, moltissimo, la line dance di cui vi ho già un po’ parlato. Ho pensato ai video e ai documentari che ho visto, a quanto quelle ragazze abbiano dovuto fare per essere su quel palco e, magari, un giorno diventaretopstarmettersiladivisadiOscaresaliresulPegaso. Ho cominciato ad avere i miei soliti trip mentali su quanto sia importante lottare per i propri sogni e mi sono commossa ancora di più. Sul tetto del Takarazuka si abbattevano le raffiche di pioggia portate dal tifone. Avevo esaudito un altro dei miei tanti-troppi! desideri. Insomma, mi sono sentita proprio felice 😀

Per quel poco che me ne possa capire di Takarazuka l’interpretazione di Kaname Ouki è stata sublime, molto energica e sentita (l’abbiamo vista piangere veramente sulla scena in più punti).  Avevo letto che non è una cantante eccellente (le solite carampane haters), invece ha ampiamente superato ogni mia aspettativa, confermandosi una delle migliori Oscar che abbia mai visto (e in questo mese ne ho viste tante 🙂 ); Rosalie voce pazzesca e bellissimo personaggio, molto migliore che nel cartone animato, le si perdona anche il fatto di non essere morta; scenografie bellissime e cambi di scena e di costume alla velocità della luce, Pegaso semovente e paillettes, orchestra dal vivo strepitosa…molto più che attrici, le takarazienne sono dispensatrici di sogni. Sono entrata nel tunnel… e a uscirne, non ci penso nemmeno!

*Non so chi ha pianto di più tra me e Toru, che in pochi mesi è passato da: berubara roba da femminucce a: iscriviamoci al Takarazuka tomo no kai, now!

Takarazuka- istruzioni per l’uso (seconda parte)

Per permettere un giusto ricambio generazionale, le top star di ogni troupe in genere mantengono la loro posizione per 3-4 anni, massimo 5, lasciando poi la carriera di takarasienne. Alcune diventano attrici affermate, come Amami Yuki, oppure doppiatrici. O, come auspicava il patron Kobayashi, brave mogli.

Il Takarazuka è un mondo luminoso e abbagliante, ma come tutte le luci ha anche le sue ombre. La prima prende il nome di bullismo ad opera delle stesse compagne di studi, pratica tristemente comune in questo paese anche nella scuola dell’obbligo. Ho letto ad esempio di ragazze che hanno subito angherie solo perché non si sono fatte da parte al passaggio delle studentesse del secondo anno.
Questa è la scala dell’ex accademia musicale, guardate voi stessi: i gradini sono consumati sul lato destro perché le matricole devono camminare rasentando i muri per essere il meno possibile d’intralcio alle compagne più anziane.
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La seconda ombra riguarda l’ossessione dei fan (e in questo i giapponesi sono maestri),che sfocia sovente nello stalkeraggio.

Vi sono certamente molti uomini tra gli appassionati, ma la maggioranza femminile dell’audience è schiacciante. Le fan sono estremamente severe e quasi maniacali nel creare regole assurde. Nel teatro, soprattutto ai posti migliori, sembra che si possano trovare sempre le stesse persone poiché i biglietti vengono prima messi in prevendita al “Takarazuka tomo no kai”,il fan club. Raramente rimangono posti liberi per gli spettacoli più attesi (ivi il cedimento del rene per poter ottenere due biglietti all’asta). I fan, o meglio, le fan, sono agguerritissime. L’attrice preferita non è soltanto una beniamina, è un vero oggetto di ossessione e brama di possesso. Alcune di loro provvedono ad ogni necessità del loro idolo, facendo commissioni per lei o donandole regali costosi, persino gioielli. Nel caso delle otokoyaku, si arriva ad un’attrazione romantica, in casi estremi sessuale; d’altronde i personaggi interpretati dalle otokoyaku sublimano la mascolinità in qualcosa di “puro, onesto, bello”: le casalinghe disperate possono fantasticare su qualcosa che è altro dallo strano animale a due zampe che gira per casa. Le otokoyaku sono insomma meglio degli uomini stessi.

Non la metterei su questioni di omosessualità, visto che anche se è probabile che sia tra le attrici che tra le fan ci siano anche queste preferenze, tali casi non sono poi così frequenti -ricordiamo che il Takarazuka non è stato creato per l’emancipazione femminile o per i diritti degli omosessuali, è stato ideato da un nazionalista guerrafondaio retrogrado! Quando leggo su vari siti inglesi che il Takarazuka è un esempio di teatro pro LGBT perché le donne si vestono da uomo mi viene da ridere…e allora il kabuki, il teatro elisabettiano che cosa sono, spettacoli del gay pride?? Con tutto il rispetto per i vari orientamenti sessuali, che poi non vorrei trovarmi teste di cavallo nel letto 🙂

Vi posso dire in tutta onestà che le otokoyaku sono così brave da sembrare davvero uomini sulla scena. Forse viste in fotografia fanno un po’ ridere a noi occidentali, con il trucco teatrale e i parrucconi, ma quando le vedrete sul palco vi innamorerete di loro. Ci metto la mano sul fuoco. E’ la magia del Takarazuka che vorrei cercare di raccontarvi, ma so che sarà dura perché certe sensazioni le dovreste provare voi. Cominciamo da quella più difficile, quella del “turbamento”.

Noi eravamo in terza fila. Questo significava prima di tutto attirarsi gli sguardi incuriositi e ben poco benevoli delle fan. Soprattutto verso di me, l’invasore straniero. Vi dico solo che ho tirato fuori il cellulare a 20 minuti dall’inizio della rappresentazione (metà della sala era con lo smartphone in mano) per assicurarmi che fosse in modalità silenziosa, e già una scorbutica dietro di me era partita all’attacco facendomi notare che durante la rappresentazione le riprese erano vietate (sai che novità…). L’ho ringraziata dicendo che lo sapevo. Assatanata

Comunque…le attrici recitano così vicine da poter guardare gli spettatori delle prime file in faccia, forse per cercare un volto conosciuto, forse per fare il cosiddetto “fan service” (azioni fatte appositamente per mandare in brodo di giuggiole i fan). E non nascondo che quando un paio di volte mi hanno guardata mi sono sentita avvampare. In quel momento davanti a me non c’era una donna travestita, c’era il mio eroe in carne ed ossa! La sensazione più strana l’ho provata proprio nel finale, nel momento in cui le takarasienne hanno fatto l’ultimo inchino e ho sentito distintamente il loro profumo: una fragranza conturbante, né maschile né femminile. Sinceramente pensavo che a quel punto mi fosse andato in pappa il cervello, invece anche Toru l’aveva sentito. Dopo due ore di ballo e canto sfrenato ci si aspetterebbe un odore devastante di cane bagnato, invece si sono dimostrate “rose di Versailles” in tutto e per tutto. Cercando disperatamente una risposta al perché di cotanta grazia, ho letto che le takarasienne imparano, fra le altre cose, a farsi la doccia e a cambiarsi in meno di 10 minuti. Cosa di cui non riesco a capacitarmi, io che in 10 minuti non riesco nemmeno a lavarmi la faccia 😀

continua (con il racconto dello spettacolo!)…

Takarazuka: istruzioni per l’uso (Parte prima)

Non credo minimamente di esagerare nel dire che ieri ho passato una delle più belle serate della mia vita…

Innanzi tutto, per chi non lo conosce, come promesso vi parlerò un po’ del Takarazuka.

Il Takarazuka kagekidan è il teatro di rivista nato nella città omonima nella prefettura di Hyōgo (tra Kobe e Osaka) nel 1914 ad opera dell’industriale Ichizō Kobayashi, che voleva ridare vita ad un’area termale in decadenza situata proprio alla fine della linea da lui fondata (e che se non sbaglio-amici del Kansai correggetemi- è una delle più usate ancora oggi), la Hankyu.

Come vi ho già accennato, la peculiarità di questo teatro è l’utilizzo esclusivo di attrici sulla scena (sembra che per un breve periodo fossero stati anche inseriti attori nel cast, ma con scarso successo), le quali vivono seguendo il motto 清く、正しく、美しく “Sii pura, onesta, bella.” 45-50 takarasienne venivano (e vengono tutt’ora) scelte tra candidate di età compresa fra i 13 e i 15 anni (adesso l’età si è alzata, dai 15 ai 18).

Ovviamente, il primo anno passava in bellezza: pulizia a fondo dei tre piani dell’accademia di musica, sottomissione alle ragazze del secondo anno (profondi inchini, tenere loro le porte aperte, divieto di superarle anche solo di un passo, eccetera). Allo smazzamento si affiancavano gli studi di danza, canto, dizione e galateo, che doveva servire loro per diventare delle mogli perfette (zio Kobayashi era leggermente di destra e non proprio di quelli che bruciano i reggiseni in piazza). Tanto per cambiare, vigeva il tassativo divieto di frequentare uomini con un “velato” invito alla castità. Olè. Le studentesse del primo anno vengono chiamate 予科生 Yokasei.

Tanto per darvi un’idea, guardate i primi minuti di questo documentario.
Il secondo anno, per chi sopravviveva, non è che fosse tutto rose e fiori: studio matto e disperatissimo dalle 9 alle 5 (con rinforzo serale quando necessario) e finalmente la scelta cruciale tra otokoyaku (ruolo maschile) e musumeyaku (ruolo femminile), che influenzerà la carriera artistica dell’attrice. Le otokoyaku, scelte in base a molti fattori tra cui l’altezza e il registro vocale, manterranno i capelli molto corti, impareranno a cantare avvicinandosi quanto possibile al baritono, inizieranno ad utilizzare il linguaggio e l’atteggiamento maschile. E’ quello di otokoyaku il ruolo tutt’ora più ambito e il più affascinante, che porterà le più determinate a diventare “top star” dei cinque gruppi in cui verranno smistate alla fine del secondo anno: Hana (fiore), Hoshi (stella), Tsuki (luna), Yuki (neve) e il più recente Sora (cielo, o cosmo). Lì continueranno i loro studi e muoveranno i loro primi passi sulla scena. Le studentesse del secondo anno vengono chiamate 本科生 Honkasei.

Il debutto della takarasienne avviene ancora oggi con la “line dance” al termine delle rappresentazioni.

Probabilmente alcune leggere modifiche a questo addestramento quasi militare sono state apportate, ma non ci giurerei 🙂
Per quanto riguarda la retribuzione, le attrici vengono pagate con un fisso per i primi sette anni, in seguito firmano veri e propri contratti con la direzione del teatro. Essendoci posto per una sola top star in ogni gruppo, molte attrici abbandonano la carriera quando capiscono di non poter superare i propri limiti o quando decidono di sposarsi. (in origine, il buon Kobayashi si occupava personalmente di farle maritare trovando per le ragazze un buon partito, adesso il buon marito sembra che se lo trovino da sole).
In genere, alle musumeyaku occorrono 5-6 anni per poter diventare “qualcuno” nella troupe, mentre alle otokoyaku ne servono almeno 10.

continua…

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